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Wild Hearts: La recensione

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Fa un effetto strano, solo un mese fa stavamo recensendo ed elogiando l’uscita di Moster Hunter Rise sulle piattaforme current-gen; mentre ora, ci troviamo ad approcciare il suo nuovo e diretto concorrente, la nuova IP di EA in collaborazione con Koei-Tecmo, sviluppata da Omega Force. Basta una breve occhiata al nuvo Wild Hearts per vedere le somiglianze che condivide con la serie Monster Hunter di Capcom ed il suo loop di gameplay: entrambi i giochi riguardano l'esplorazione di vaste aree aperte, in single-player o in compagnia di altri giocatori, per trovare e sconfiggere mostri giganti, da cui raccogliere e utilizzare le loro parti per creare armi ed armature migliori per ripetere il ciclo. Lo sviluppatore Omega Force ha già esplorato il genere con la serie Toukiden, i cui due capitoli rappresentano i primi tentativi di creare il proprio simulatore di caccia in stile Capcom. Con Wild Hearts, fortunatamente, Omega Force non si è limitata a creare una semplice imitazione. Certo, ha molti elementi simili, ma il nuovo sistema dei Karakuri conferisce al gioco un'identità unica, capace di distinguerlo donandogli una propria identità.

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Cacciatori, ma anche e soprattutto costruttori!

Nella storia del gioco, i Karakuri sono un'antica tecnologia utilizzata dai cacciatori per evocare dei costrutti, come oggetti speciali di gameplay, trappole o barriere giganti; il tutto si poggia su di un sistema di crafting istantaneo, le cui risorse ci permettono di creare il tutto, sia fuori che durante i combattimenti. Inizieremo con quello che è noto come Basic Karakuri, che consente la creazione di una cassa di legno che funge da trampolino quando ci saltiamo sopra. Potremo impilarne fino a tre contemporaneamente per generare uno slancio extra, il che si rivela utile quando esploriamo l'ambiente, ma diventa davvero unico quando combatteremo i vari mostri di Wild Hearts, noti come Kemono. Potremo lanciarci da queste casse e passare a un devastante attacco verso il basso, oppure utilizzare l'elevazione aggiuntiva per evitare rapidamente un attacco ad area e conseguenti alterazione di stato. La maggior parte dei Karakuri ha un duplice scopo come questo, sia per l’esplorazione che nel combattimento, come l’aliante che consente di attraversare grandi varchi e/o posizionarci sopra i mostri.

Erigere questi Karakuri è semplice, immediato e veloce durante il combattimento, costruire una cassa, un trampolino o una torcia nel pieno della battaglia, divengono azioni complementari di gameplay, una seconda natura, e farlo è essenziale per ogni battaglia tanto quanto sapere come usare la propria arma preferita. Successivamente, sbloccheremo anche vari Fusion Karakuri, che utilizzano diverse combinazioni di Basic Karakuri per creare oggetti sempre più grandi ed elaborati. Impilare nove casse insieme in tre file, ad esempio, produce un muro solido come una roccia che può bloccare i proiettili in arrivo o fermare un Kemono mentre ci carica, lanciando la bestia in aria prima di lasciarla vulnerabile a terra. Potremo anche evocare giganteschi martelli rimbalzanti, potenti bombe e accecanti e cannoni pirotecnici che possono far cadere dal cielo i nemici volanti. Per fare un’analogia moderna, potremmo definire il gameplay di Wild Hearts come l’incontro di meccaniche fra un Monster Hunter per il combattimento ed un Fortnite per la costruzione e fabbricazione di oggetti e strutture.

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C'è qualcosa di immensamente soddisfacente nel creare una struttura dal nulla ed usarla per ottenere un vantaggio su un mostro alto 20 metri, ma la presenza di questi strumenti sfaccettati non attenua la tensione inerente al genere. Ognuno costa una risorsa specifica da costruire chiamata Celestial Thread. Possono essere “craftate” abbattendo alberi e rocce o estraendo pezzi, prendendo di mira i punti deboli sul corpo di un Kemono. Ciò garantisce al gioco un importante aspetto strategico e di gestione delle risorse, ma offre anche un ulteriore incoraggiamento a giocare con altre persone, perché potremo mettere insieme tutte le risorse individuali. Potremo costruire un muro per proteggere un compagno di squadra che è stordito, saltare tutti dalla stessa struttura per sferrare tre attacchi aerei consecutivi o aiutare qualcuno a finire di costruire un meccanismo dopo aver esaurito il filo celeste.

Esistono numerosi modi per giocare in modo cooperativo ed è un processo abbastanza semplice, sia che vorremo farlo con gli amici o sia che vorremo unirci ad a un paio di sconosciuti. Possiamo cercare altre sessioni che affrontano cacce specifiche, unirci ad un altro cacciatore bisognoso, chiedere noi stessi assistenza; o creare il nostro party; e grazie all'inclusione del cross-play trovare compagni di gioco risulta più facile ed immediato. Avremo anche l'opportunità di rianimarci a vicenda, il che rende il multiplayer di Wild Hearts più accessibile di quello di Monster Hunter. Tutti condividono ancora lo stesso pool di tre vite, ma è meno probabile che si muoia se qualcun altro è in giro per aiutarci, rianimandoci.

Potremo giocare l'intera avventura in solitaria, ma ci saranno alcuni drastici picchi di difficoltà che renderanno immensamente difficile questa scelta. Il primo punto di blocco è un Kemono minacciosamente chiamato Deathstalker. Certo, potrebbe essere utile farmare risorse, uccidendo mostri minori, per costruire e potenziare armi ed armature, tuttavia, non sarà mai sufficiente ad abbattere i nemici sempre più potenti del gioco. Non ci sentiamo, perciò, di consigliare Wild Hearts a coloro che preferiscono giocare da soli.

Olte ai Basic ed ai Fusion Karakuri, che possono rompersi se attaccati da un Kemono, ci sono una pletora di Dragon Karakuri che persistono durante l'intero gioco, a meno che non sceglieremo di smantellarli noi stessi. Invece di usare Celestial Thread, queste costruzioni creano grazie ai Dragon Pits, che si trovano su ciascuna delle quattro isole del gioco. Sbloccandoli, puoi utilizzare le loro risorse per materializzare strumenti sempre più grandi, utili e complessi. Posizionare questi strumenti di attraversamento nel nostro mondo, renderà le cacce successive più veloci, ma potremo anche inserirli nelle sessioni di altri giocatori e loro potranno farlo nella nostra. Da questo punto di vista, invece, ricorda l’interazione di “costruzione sociale” inaugurata da Death Stranding, dove tutto ciò che costruiamo, o costruiscono i giocatori collegati a noi, rimane in maniera permanente nel nostro mondo di gioco.

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